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L’inseminazione artificiale e la maternità surrogata

Due pratiche molto discusse, viste dalla comunità LGBT+

 

Tra i metodi più utilizzati dalla comunità LGBT+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali+)  per ottenere un bambino si trovano l’inseminazione artificiale e la maternità surrogata. Queste due pratiche sono sempre più frequenti all'estero e specialmente negli Stati Uniti dove sono state legalizzate per i genitori omosessuali da diversi anni (più di un milione di bambini fa parte di famiglie con genitori dello stesso sesso). In Italia, la pratica è un po' più complicata in quanto le donazioni di sperma alle coppie omosessuali sono consentite solo nell'ambito di un'inseminazione artificiale fatta” in casa” e non artificiale. Questo avviene poiché in molti paesi, compresa l’Italia, l’adozione non è un’opzione accessibile alle coppie omosessuali, e c’è bisogno che uno dei due genitori abbia un legame di sangue con il proprio figlio per poter essere riconosciuto legalmente.

Nonostante siano pratiche utilizzate anche da coppie eterosessuali, vengono spesso “demonizzate” quando a farne uso sono persone dello stesso sesso, ovviamente poiché le persone badano più a quest’ultimo fattore che ad altro.

Ma qual è l’effettiva differenza quando a farne uso è una coppia omosessuale?

Come già detto, se normalmente queste pratiche sono molto discusse, lo diventano di più quando associate alla comunità arcobaleno. Nonostante questi pensieri contrari, in Italia sono sempre di più le coppie che ‘trovano il coraggio’ di coronare il proprio sogno di avere figli. E’ infatti del 28 febbraio 2017 la notizia che due padri sono stati riconosciuti entrambi come genitori di due bambini, nati attraverso la maternità surrogata in America, facendo valere l’Articolo 29: “l'assoluta indifferenza delle tecniche di procreazione cui si sia fatto ricorso all'estero, rispetto al diritto del minore al riconoscimento dello status filiationis nei confronti di entrambi i genitori che lo abbiano portato al mondo, nell'ambito di un progetto di genitorialità condivisa”. In sostanza, allo stato italiano non interessa quale procedura sia stata utilizzata per far nascere un bambino e quindi assicura che il legame tra genitori e figlio venga riconosciuto. Ancora, il 5 novembre 2015, il Tribunale dei minori di Roma ha riconosciuto la parentela a due mamme, una delle quali era rimasta incinta grazie all’inseminazione artificiale avvenuta ovviamente all’estero.

In realtà, basta guardarsi un po' intorno per vedere che i figli di coppie omogenitoriali sono molti, ma la maggior parte delle persone tende a far finta di non accorgersi di ciò. Anni fa toccava ai figli dei divorziati essere guardati come diversi, oggi alle famiglie arcobaleno. Non basterebbe forse smettere di ripetere a questi bambini che sono diversi, per farli sentire una famiglia “normale”?

 

 

                                                                                Chiara Ciccarelli II A

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